Radio K55
Data di pubblicazione: 02/03/2025 alle 10:45
Un terribile amore per la Pace
E’ arrivato il momento in cui sulla Terra gli umani si stanno preparando a fare a meno della guida della Chiesa cattolica, Papa Francesco. Si spera che sia solo a meno della sua guida autorevole piuttosto che della sua presenza fisica. E’ un Papa molto amato e molto avversato. Come è noto, non tutti sono dispiaciuti nella prospettiva della fine del suo Ministero.
All’interno della Chiesa stessa, questo papa è stato contestato per le sue posizioni su sessualità, immigrazione, ambiente e anche sulla dottrina, soprattutto con l’iniziativa di concedere i sacramenti ai divorziati. E’ quindi stato percepito come troppo progressista da una buona parte di cattolici che temono un allontanamento dalla tradizione.
All’opposto, fuori dalla Chiesa è stato percepito come troppo pacifista per le sue continue critiche ai conflitti Europei e medio orientali, dove non si è limitato all’uso di un politichese con frasi generiche, ma ha usato esplicite accuse verso chi ha preso le decisioni più militarmente distruttive. Molti nemici molto onore dicono, ma di certo molti nemici.
Forse, non è un caso che il tempo della sua guida si stia esaurendo proprio in un periodo storico che sta svelando una natura inquietante. Un periodo caratterizzato da un brusco ribaltamento degli equilibri nei valori che sostengono le pratiche di convivenza tra i popoli terrestri.
Un tempo per tuonare e uno per mollare
Parafrasando il brano più famoso dell’Ecclesiaste, forse Papa Francesco, in riferimento al suo Ministero, sta pensando che c’è un tempo per tuonare, come ha bravamente fatto, ma poi segue uno per mollare.
Si tratta di quel brano, per intenderci, che inizia così
Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
vi risparmio il resto ma è utile ricordare che finisce con queste parole:
un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.”
l’Ecclesiaste è, tra i libri sapienzali dell’Antico Testamento, quello più strano, il più pessimista e il più dubbioso. Che si interessa della condizione umana piuttosto che del Regno dei Cieli. Che esorta l’umano a saper riconoscere quali sono le forze che è inutile combattere e che possono solo essere accettate nella loro crudezza.
La Moira, ovvero il Fato
Un libro fatalista, come fatalista era la cultura della Grecia antica a cui è successivo e quindi ne sembra anche un po’ erede. Infatti, nella Grecia antica il Fato si poneva sopra ogni azione umana e anche divina. Era una legge cosmica al di sopra di ogni divinità e come tale regolava il destino di uomini e dei. Talmente ineluttabile che, chi cercava di ribellarsi al Fato, finiva per lavorare inconsapevolmente alla sua realizzazione in un modo ancora più beffardo. La storia di Edipo lo racconta bene.
Nell’Ecclesiaste Dio è visto come distante, non sempre giusto, e non sembra avere uno scopo chiaro. Ma già nei Salmi si cominciava ad accennare un Dio al di sopra di ogni destino, che interviene direttamente nella vita degli uomini. Poi, nel cristianesimo, il Fato diventa un piano di salvezza deciso da Dio. Come riporta il vangelo di Matteo:
“Non si vendono forse due passeri per un soldo? Eppure neanche uno di loro cadrà a terra senza il volere del Padre vostro.”
Così il Fato esce dalla storia degli uomini e viene integralmente sostituito dalla Provvidenza. Gli Uomini, facendo la volontà di Dio, assumono una certa quantità di controllo sul proprio destino, almeno di quello della Vita Eterna. Anche se spesso viene lasciato intendere che, chi segue la volontà di Dio, finisce per essere da questa protetto pure nelle vicende terrestri, almeno in una certa misura. Ancora dal Vangelo di Matteo:
“Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.”
Ovvero le cose terrene, intese non come lusso ma come necessario per vivere con dignità.
I primi vagiti della ragione
Forse non è un caso che il Cristianesimo si afferma nel momento in cui gli uomini fanno uscire il Fato dalla loro concezione del mondo. Il pensiero della Grecia ellenistica che segue quello della Grecia Antica, viene potentemente influenzato dall’opera di quei terribili tre: Socrate, Platone e Aristotele.
Grazie al loro pensiero, l’idea di un Fato cieco e ineluttabile viene progressivamente trasformata in una concezione in cui l’uomo ha un ruolo attivo nella conoscenza, nella morale e nella politica.
Infatti, Stoici, Scettici e Epicurei, che succedono al pensiero della Grecia antica, anche se non danno peso al divino fondano nell’uomo il potere di trovare l’equilibrio per dare dignità e bellezza alla vita. Così come il Cristianesimo fonda nel libero arbitrio dell’uomo la scelta tra il bene e il male.
I primi vagiti del Diritto
Forse non è un caso che il Diritto Romano si evolve dalle sue origini, in cui era solo un insieme di regole, costruendosi intorno ai principi filosofici dell’ellenismo, in particolare di Aristotele e dello Stoicismo. Vediamone alcuni:
Senza il Diritto Romano non si sarebbero costituite le basi dei moderni sistemi giuridici, delle Costituzioni, della separazione tra Diritto e Politica e del fondamento dei Diritti Umani. Senza il principio di “Identità e non contraddizione” di Aristotele non si sarebbe costituita la base per il metodo scientifico e per la rivoluzione illuministica di secoli dopo.
Tutta la civiltà umana contemporanea si basa sull’aver fatto uscire l’irrazionale dalla porta. Ma a questo punto, vorrei proprio sapere chi è quel distrattone che ha lasciato la finestra aperta.
Il bambino è cresciuto
Se dunque la ragione si afferma gradualmente nella storia come riferimento per le leggi di convivenza umane, dove va finire il rapporto con l’imponderabile, con l’irrazionale che tanto efficacemente era contenuto e raccontato dal principio del Fato ?
Basta essere razionali perché queste parole-problema spariscano dall’influenzare la vita dei terrestri, oppure solo spariscano alla vista dei terrestri ?
Abbiamo già iniziato a trattare questo tema nell’articolo segui i soldi e arriverai …. Abbiamo già accennato al fatto che nella contemporaneità i terrestri hanno relegato l’irrazionale in alcuni ambiti ristretti, tra cui la stanza dello psicoterapeuta. Ma che l’irrazionale comunque non vuol saperne di stare nascosto e approfitta di ogni disattenzione umana per uscire fuori come un coniglio dal cilindro del prestigiatore. Come esempio abbiamo giusto portato la campagna per le elezioni americane.
La psicologia è l’unica forma di pensiero umana che ammette una ricerca scientifica sull’irrazionale in quanto ha per oggetto proprio il pensiero umano e quindi non può esimersi dal farlo.
Basta pensare che proprio la storia di Edipo, paradigma della potenza del Fato nell’antichità, ha trovato un suo razionale, lo scenario edipico, proprio nella riflessione che la psicologia ha avviato a partire dalla ricerca sulla psiche, cercando di creare modelli che tentassero di dare conto dell’incredibile e illogico impasto tra razionale e irrazionale nei pensieri degli umani.
Tra tutti i grandi psicologi del passato uno di quelli che più si è applicato al tema dell’irrazionale, includendo pure il magico e il sacro, è sicuramente Carl Gustav Jung. Ora prendiamo in esame il pensiero di quello che fu un grande seguace della sua teoria degli Archetipi collettivi: lo psicoanalista James Hillman morto una decina di anni fa.
Un terribile amore per la Guerra
Tornando al tema della guerra tanto attuale, Hillman, grande divulgatore di psicologia, ha scritto un libro sul rapporto degli umani con la Guerra. Da questo ho preso lo spunto per il titolo del presente articolo in omaggio a Papa Francesco, ma il titolo vero è quello del presente paragrafo.
Sorpresa ! Se leggete questo libro vi tornerà alla mente nientedimeno che l’ultima sentenza del brano citato dall’Ecclesiaste. Nonostante gli sforzi razionali per evitarla, la guerra torna sempre, come un ciclo inevitabile che ha radici più profonde delle mere circostanze storiche. La guerra come eterno ritorno perché soddisfa bisogni profondi dell’anima umana. Non solo quindi una scelta politica o una necessità economica ma una manifestazione psichica profonda, governata da archetipi che ciclicamente spingono l’uomo verso la distruzione dell’altro e/o del sacrificio di sé. Ovvero, un fenomeno psicologico e simbolico, inerente a energie primordiali della psiche umana legate al sacro, all’identità e all’eroismo. Come testimonia l’attrazione per le storie di guerra la cui bellezza tragica continua ad affascinare l’umanità. Come se ciascuno riconoscesse in queste narrazioni almeno una parte delle forze che oscuramente premono dal proprio interno.
Hillman è stato molto criticato per questa convinzione che la Guerra sia inevitabile. Perché così si scoraggiano gli sforzi per prevenirla o per cessarla, fu detto. Ma per Hillman la guerra non può essere combattuta solo con argomenti razionali o morali di cui questi sforzi sono i rappresentanti esclusivi.
Sublimare è difficile
Come soluzione Hillman ha proposto di cominciare dal riconoscere che la guerra sia una componente della natura umana. Poi, a partire da qua, occorre sforzarsi di trovare modi diversi per canalizzare le forze archetipiche che la alimentano.
Occorre imparare a scaricare l’energia archetipica del conflitto identitario in modi sempre meno distruttivi. Per esempio, trasformare la guerra in arte, in rituali, in competizione sportiva. Comportamenti deviati sul simbolico guerresco per minimizzare i danni reali. Trasformare la distruttività in cultura del conflitto.
Si tratta di fare un’operazione simile a quella che Freud ha indicato con la “sublimazione”, una difesa della psiche necessaria per arginare i pericoli provenienti dal mondo pulsionale. Con la differenza che Freud si concentrava su un tema clinico dell’individuo mentre Hillman si riferisce a un principio archetipico della psiche collettiva.
In fondo proprio i Romani già nel settimo secolo avanti Cristo avevano intuito la potenza del rituale per stabilire la vittoria evitando massacri su larga scala.
Nell’episodio degli Orazi e Curiazi tramandato da Livio, Roma e Albalonga stabiliscono il vincitore della guerra in corso con un duello tra soli tre campioni scelti dalle parti. Il duello si trasformò in un rituale per costruire identità e valori della civiltà romana. Oggi non funzionerebbe per tantissimi motivi. Appena le società umane diventano più estese e più complesse i rituali non bastano per regolare i conflitti, come hanno dimostrato già i massacri delle Guerre Puniche di secoli dopo.
Ma il simbolo, nel suo sfuggire all’alternativa impossibile tra razionale e irrazionale, perché li tiene insieme entrambi, è il re incontrastato della vera vita culturale umana.
Da qui il fatto che le guerre tra culture precedono accompagnano e seguono i massacri veri e propri. Quindi bisogna porre sempre più attenzione alla forma culturale con cui vengono combattute le guerre identitarie e in cui vengono canalizzate le spinte distruttive, perché si può fare molto. Facciamo un paio di esempi recenti.
Bang, bang, bang !
Nel 2019, Steve Bannon, il consulente più fidato di Trump, in un intervista svelava la strategia comunicativa dell’allora presidente nel suo primo mandato.
Dalla newsletter del giornalista freelance Francesco Oggiano del 27 Febbraio leggiamo le parole di Bannon:
«I Democratici non contano niente. La vera opposizione sono i media. Ma i media sono stupidi e sono pigri, sanno concentrarsi davvero solo su una cosa alla volta».
«Quindi tutto quello che dobbiamo fare è inondarli. Ogni giorno tirare fuori tre cose diverse. Si attaccheranno a una ma faremo le altre due. E andremo avanti ogni giorno così, bang, bang, bang. Non si riprenderanno. Ma dobbiamo iniziare a tutta velocità»
Vi ritrovate nelle parole di Bannon? Trump non sta facendo esattamente questo da quando si è insediato ? bang bang bang! Ogni giorno ne tira fuori una più eclatante della precedente e le vecchie passano in cavalleria, come si dice tra gli umani. Così facendo ha stravinto la guerra contro l’opposizione.
Oggiano continua :
È forse senza eguali nella storia dell’umanità, la capacità da parte di Donald Trump di frammentare la nostra attenzione e frantumarla colpendola simultaneamente con decine di notizie da lui stesso generate: il ritiro dagli Accordi di Parigi, i licenziamenti di Elon Musk, l’abolizione dello Ius Soli, gli attacchi a Zelenski, gli insulti all’Unione Europea, e il video su Gaza.
Dunque la guerra culturale precede e autorizza ogni altro tipo di guerra. In qualche modo Bannon ci racconta che chi vince le guerre culturali è già a buon punto per vincere in ogni tipo di conflitto. E a proposito di Gaza…
La guerra dei Reel
Dunque come vanno combattute le guerre culturali del 2025 ? Poteva mancare l’Intelligenza artificiale?
Sempre nella newsletter di Oggiano si parla anche dei 33 secondi di video e 42 milioni di views nelle prime 24 ore, del reel che trovate su YouTube digitando “Trump Gaza”. E’ il famosissimo video pubblicato da Trump sui suoi profili social e realizzato con l’Intelligenza Artificiale per pubblicizzare il suo progetto di mettere la striscia di Gaza sotto controllo americano.
Nel video appare la striscia trasformata in una Miami mediorientale dove godere in modo sfrenato di tutti i lussi consentiti nello stile di vita più consumistico possibile, anche per consentire le speculazioni dei fortunati capitalisti amici di Trump.
La canzone che accompagna il video recita queste parole:
«Donald Trump ti rende libero, porta la luce, basta paura. Trump-Gaza finalmente è qui»
Oggiano fa notare ancora:
Attorno al 16esimo secondo si vedono due ballerini barbuti. A molti sono sembrati l’ennesima presa in giro nei confronti delle persone transgender. In realtà il riferimento è ancora più sinistro: gli uomini infatti hanno sul capo la striscia verde tipica dei combattenti di Hamas. L’associazione fatta nel video è organizzazione terroristica = persone trans.
Quindi i combattenti di Hamas ridotti a sollazzo dei ricchi nel video. Ovviamente questo può essere inteso sia che i terroristi sono trans, ma anche che i trans sono terroristi. Che raffinatezze stilistiche!
Per un popolo, quello palestinese, in cui quasi ogni famiglia si deve riprendere da traumi molto profondi il tutto è suonato come una smaccata presa in giro. Il video è stato ovviamente molto criticato dai più diversi opinion leader, almeno quelli Trumpfree.
Avventure nella Striscia
Ma soprattutto bisogna segnalare un atto militare compiuto con le stesse armi di Trump: il video “Trip in Strip” che si potrebbe tradurre con “Avventure nella Striscia” in riferimento a una nota agenzia di Viaggi Turistici. Lo trovate su YouTube. E’ stato creato con l’Intelligenza artificiale da un italiano, Andrea Gastaldon, non appena uscì la dichiarazione di Trump su Gaza con la proposta di evacuare la Striscia dei due milioni di palestinesi che la abitano per trasformarla in una riviera per ricchi. Era quasi passato inosservato, tranne diventare estremamente popolare non appena, qualche giorno dopo, uscì il video pubblicato da Trump. Milioni di visualizzazioni anche per questo reel.
Il video dura un minuto e 45 secondi ed è pieno di citazioni e riferimenti molto efficaci per evidenziare la violenza di quella proposta. Il sottofondo musicale è “California Dreamin”, rappata. Ovvero, il pezzo scelto dai soldati americani come colonna sonora dei bombardamenti al napalm in Vietnam.
Si comincia dalla successione dei vari leader di governi che si sono conformati al trumpismo, ognuno messo in ridicolo per qualcosa.
Si passa a Elon Musk bambino isterico che gioca coi missili sulla spiaggia. A Zuckerberger che porta una maglietta con una scritta che manda a quel paese il Fact Checking, banalmente il controllo della veridicità delle notizie, come di fatto ha recentemente deciso di fare su Facebook per non ostacolare lo stile Bannon: bang, bang, bang.
Trump compare spesso, ma come chicca finale nell’ultima scena indossa un costume intero che rimanda all’ambiguità di genere.
Dietro i sorrisi di tutti, sullo sfondo, sempre le onde del mare che instancabilmente portano acqua tinta di rosso, rosso sangue.
Insomma una guerra di reel, una guerra culturale condotta sul piano delle idee, che se non fosse stata preceduta da quello che è stata preceduta, sarebbe stata anche divertente.
Ma gli umani non hanno ancora trovato il modo di ammazzarsi di cultura e basta. Attendono fiduciosi che arrivi quel tempo e per il momento ringraziano Papa Francesco, che almeno la sua parte l’ha fatta.
Buon Universo a Tutti!
Written by: mind_master
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