Radio K55
Data di pubblicazione: 21/02/2025 alle 15:30
(Adnkronos) – Non ce l'ha fatta Cesare Zambon, il bambino di 6 anni di Conegliano affetto da neurofibromatosi. La mamma, Valentina Mastroianni, aveva raccontato la sua storia sui social e in un libro, 'La storia di Cesare'. La neurofibromatosi di tipo 1 (Nf1) è una complessa malattia genetica rara, a trasmissione autosomica dominante. "Si tratta di una sindrome precancerosa, una malattia che predispone chi ne è affetto a sviluppare una malattia neoplastica con una probabilità più alta del normale. In Italia sono almeno 20mila le persone affette da neurofibromatosi". A fare il punto è l'Osservatorio malattie rare (Omar). Il 17 maggio è la Giornata internazionale sulle neurofibromatosi. "Si tratta di una malattia associata a una mutazione della neurofibromina, una proteina con funzione oncosoppressiva codificata dal gene Nf1, che predispone allo sviluppo dei tumori – spiega sul sito di Omar Antonella Cacchione, area clinica di Oncoematologia, Terapia cellulare, Terapie geniche e Trapianto emopoietico, ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma – e che coinvolge diversi distretti corporei (la cute, gli occhi, il sistema nervoso e le ossa). Si rende evidente a livello clinico generalmente entro i primi anni di vita, con delle macchie caffelatte e segni tipici quali la presenza di lentiggini ascellari e/o inguinali, noduli iridei di Lisch o amartomi corioidei, neurofibromi cutanei o sottocutanei o neurofibromi plessiformi, gliomi del nervo ottico". "Le complicanze neoplastiche di questa patologia possono essere estremamente severe – prosegue l'esperta – Il neurofibroma plessiforme sintomatico è certamente la più comune, ma non sono purtroppo rari i casi di gliomi di alto grado o sarcomi. La patologia si caratterizza inoltre per una lunga serie di complicanze che possono coinvolgere la sfera endocrina, il sistema nervoso centrale, l'apparato scheletrico e quello cardiovascolare. Per questo è fondamentale che in qualsiasi caso di sospetta Nf1 i pazienti siano indirizzati a un centro di riferimento pediatrico per essere inseriti in un percorso diagnostico e di follow-up costante e multispecialistico. Il follow-up deve includere necessariamente regolari indagini strumentali (comprese risonanze magnetiche), visite dermatologiche e visite oculistiche. Se e quando subentrano complicanze neoplastiche, i pazienti vengono presi in carico dal team oncologico". "Fino a 20, 30 anni fa la diagnosi della neurofibromatosi era prevalentemente clinica – spiega ancora Cacchione – soprattutto perché per sequenziare il gene Nf1 ci voleva circa 1 anno. Ora per ottenere una conferma genetica è sufficiente un mese, ed è sempre fondamentale ottenere tale conferma. Esistono infatti altre patologie che possono presentare sintomatologie o semeiotica simili alla Nf1, ma devono essere trattate diversamente. Per questo è fondamentale che il centro di riferimento disponga anche di competenze genetiche e possa offrire alla famiglia una consulenza genetica, per affrontare contestualmente il tema della trasmissibilità della patologia. Inoltre in futuro sarebbe auspicabile riuscire a classificare i fenotipi clinici di patologia in base alle mutazioni genetiche (oggi ne conosciamo più di 1.500), per migliorare l'approccio terapeutico". I neurofibromi plessiformi nella neurofibromatosi sono la manifestazione più tipica e più disabilitante della neurofibromatosi di tipo 1, interessando circa il 50% dei pazienti affetti da questa malattia genetica. "Si tratta di un tumore della guaina nervosa – descrive l'esperta – Di fatto i neurofibromi si rilevano come cordoni, disposti lungo il decorso dei nervi. Sono spesso invasivi e, sebbene evolvano in forme neoplastiche maligne solo nel circa 5-10% dei casi, possono arrivare a sfigurare il paziente e causare disabilità significative: parliamo di dolore cronico, problemi funzionali e ostruzioni delle vie aree. Almeno la metà dei pazienti con neurofibromi plessiformi ed Nf1 deve essere trattata per il dolore e, fino a poco tempo fa, l'unica opzione terapeutica era quella chirurgica. Purtroppo però nel circa 50% dei casi si tratta di neurofibromi inoperabili e anche qualora la chirurgia fosse possibile non è proponibile rimuovere più del 20% di queste neoformazioni. Infatti gli interventi sono spesso associati a rischi emorragici e funzionali molto significativi". "La qualità di vita dei bambini e dei ragazzi con neurofibromatosi di tipo 1 ha una variabilità enorme – precisa Cacchione – Alcuni di loro hanno certamente una qualità di vita accettabile. Chi però presenta manifestazioni deturpanti vive situazioni estremamente difficili: fatica ad andare a scuola, ad accettarsi, a sviluppare una socialità. E poi c'è l'aspetto devastante del dolore, ci sono pazienti che a causa del dolore arrivano a non camminare più. Fortunatamente ora esiste un trattamento che ha dimostrato di poter migliorare in maniera significativa la qualità di vita di queste persone". L'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha autorizzato appena qualche settimana fa la rimborsabilità di selumetinib, prima terapia approvata in Italia per il trattamento dei neurofibromi plessiformi sintomatici e non operabili in pazienti pediatrici affetti da neurofibromatosi di tipo 1 di età pari o superiore a tre anni. "Il farmaco, commercializzato da Alexion, Astra Zeneca Rare Disease, è progettato per bloccare specifici enzimi (Mek1 e Mek2) coinvolti nello stimolo alla crescita delle cellule. Nella Nf1 questi enzimi sono iperattivi e fanno sì che le cellule tumorali crescano in modo sregolato. Attraverso il suo meccanismo d'azione, selumetinib è in grado di rallentare la crescita delle cellule tumorali", ricorda Omar. "L'approvazione di questo farmaco, a somministrazione orale, si basa sui risultati positivi dello studio clinico di fase II Sprint, che ha dimostrato una riduzione delle dimensioni dei tumori inoperabili nei bambini, diminuendo il dolore e migliorando la qualità della vita – illustra Cacchione – ma è stato reso disponibile dalla casa farmaceutica anche per 7 anni circa, attraverso un programma ad uso compassionevole, avviato anche presso il nostro centro. Questa esperienza ci ha permesso di trattare 22 pazienti e posso certamente testimoniare che si tratta di un farmaco che ha veramente cambiato la storia di questi pazienti, in particolare per ciò che concerne la gestione del dolore e della morbidità correlate ai neurofibromi plessfiormi. Uno dei miei giovani pazienti aveva un braccio completamente paralizzato prima del trattamento, non riusciva nemmeno più a vestirsi da solo, ora ha ritrovato una completa autonomia. Si tratta di risultati davvero importanti, senza pensare al beneficio psicologico di sapere di poter disporre finalmente di un trattamento per una malattia fino ad ora considerata incurabile". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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