“E’ nella natura delle cose che ogni azione umana che abbia fatto una volta la sua comparsa nella storia del mondo possa ripetersi anche quando appartiene a un lontano passato.”
L’antefatto
1975, nei primi giorni di giugno.
Un ragazzo di poco più di vent’anni passa le sue giornate tra lo studio e la “piazzetta”. Tra il dovere e il piacere. Tutto sommato una vita come quella di molti, della sua età.
Ha qualche piccola grande passione. Anche in questo caso, secondo la norma.
Ma tra queste passioni c’è la musica e tutto quanto le gira intorno.
Quindi divora le riviste specializzate che parlano di una grande svolta tecnologica: l’Hi-Fi, l’Alta Fedeltà.
Fino a pochi anni prima la musica si sentiva attraverso i mangiadischi e, se andava bene, le “fonovaligie”.
Oppure alla radio. Ma la monopolista RAI riservava uno spazio molto ridotto alla musica giovane: Supersonic, Per Voi Giovani, Bandiera Gialla e, soprattutto, Alto Gradimento.
Arbore e Boncompagni sono stati i più efficaci interpreti della grande voglia dei giovani di esprimere qualcosa di nuovo, di proprio.
Ma gli spazi, nei media di allora, erano davvero limitati.
La scintilla
Nei primi giorni di giugno del 1975, appunto, il “ragazzo di poco più di vent’anni” sfogliava l’ultimo numero di Stereoplay, una rivista in cui si parlava di novità nell’ambito dell’Hi-Fi ma anche di altro: dischi, gruppi, eventi e novità varie, sempre tassativamente riguardanti la musica.
A pagina 60 il colpo di fulmine. Il titolo dell’articolo diceva: “Radio Milano trasmette (trasmettete anche voi)”.
Il tempo di divorare l’articolo e la decisione era presa.
“Una radio…. Dobbiamo fare una radio”.
Non era così semplice, Allora vigeva l’assoluto monopolio della RAI, anche se qualche coraggioso si era spinto oltre le regole dettate dalla legge e le aveva sfidate.
Il ragazzo aveva sentito dire che anche a Roma c’erano dei “pionieri”.
Si attacca alla radio e, nella quasi desolatamente vuota banda FM, trova quattro stazioni radio, oltre a quelle della RAI: Radio Roma, Radio Roma 103, Teleromacavo e Radio Antenna Musica (RAM). Soprattutto quest’ultima diventerà tra poco il modello da imitare.
Ma non c’era molto da imitare, allora. Le “radio libere” andavano inventate. E questo rendeva la cosa ancora più entusiasmante.
La fondazione
Tempo un mese e le basi sono già solide. Siamo già in venti o poco più. Alcuni colpi di fortuna ci hanno fatto entrare in contatto (cosa non certo facile, allora) con chi vende le attrezzature per “l’alta frequenza” (trasmettitore e antenna). La “bassa frequenza” (mixer, piatti, microfoni, registratore) era di più facile reperibilità.
E la casa del “ragazzo di poco più di vent’anni” si trasforma in un punto d’incontro quotidiano, dove prendere decisioni e pianificare.
E il 15 ottobre dello stesso anno, attraverso un’antenna attaccata al manico di una scopa, fissata alla ringhiera del terrazzino, sono iniziate le trasmissioni di Canale 55, per gli amici K55.
E’ iniziata un’avventura straordinaria per i venti o poco più ragazzi, che hanno vissuto con K55 un’esperienza incredibile, totalizzante, ricchissima di novità e, perché no, fortemente educativa.
I ragazzini della piazzetta, in pochi mesi, hanno dovuto imparare a gestire qualcosa di assolutamente nuovo in cui esprimere creatività, capacità organizzativa e di relazione, qualcosa in cui l’iniziativa personale e quelle di gruppo dovevano convivere in un delicato equilibrio.
Finalmente in onda
“La radio” si è rapidamente sviluppata perché la gente, soprattutto i giovani, non chiedeva altro. La voglia di novità era fortissima e le Radio Libere si sono trovate davanti una prateria sconfinata.
Le case discografiche hanno percepito l’importanza del fenomeno e le hanno aiutate a crescere.
Gli studi di K55 hanno visto negli anni ospiti quasi quotidiani, tra i cantanti ma non solo. Tra i cantanti forse solo Mina, Battisti, Baglioni e pochi altri non sono stati ospiti di K55.
Insomma, K55 è diventata una delle radio di Roma più ascoltate e, forse, più amate.
Ma il sogno si è infranto nei primi giorni del 1980.
K55 è entrata in un lungo letargo durato quarant’anni.
Ora rinasce dalle sue ceneri, piena di velleità, nutrendosi dell’amore incondizionato che alcuni dei fondatori provano per la radio e per tutto ciò che, in quei cinque anni, K55 ha significato per loro.
Il logo Storico
Il tempo scorre, fluisce, non e' mai uguale a se stesso. Ma il tempo e' anche fermo, dentro di noi. Certi ricordi restano immobili, intatti, vitali. Suscitano e resuscitano emozioni, che chiedono di essere rivissute. RADIO K55 nasce da un’ esperienza passata che pretende di rivivere. Come l’'Araba Fenice risorge dalle proprie ceneri, per iniziativa di alcuni dei suoi padri di allora. Di molti anni fa...
L’antefatto
1975, nei primi giorni di giugno.
Un ragazzo di poco più di vent’anni passa le sue giornate tra lo studio e la “piazzetta”. Tra il dovere e il piacere. Tutto sommato una vita come quella di molti, della sua età.
Ha qualche piccola grande passione. Anche in questo caso, secondo la norma.
Ma tra queste passioni c’è la musica e tutto quanto le gira intorno.
Quindi divora le riviste specializzate che parlano di una grande svolta tecnologica: l’Hi-Fi, l’Alta Fedeltà.
Fino a pochi anni prima la musica si sentiva attraverso i mangiadischi e, se andava bene, le “fonovaligie”.
Oppure alla radio. Ma la monopolista RAI riservava uno spazio molto ridotto alla musica giovane: Supersonic, Per Voi Giovani, Bandiera Gialla e, soprattutto, Alto Gradimento.
Arbore e Boncompagni sono stati i più efficaci interpreti della grande voglia dei giovani di esprimere qualcosa di nuovo, di proprio.
Ma gli spazi, nei media di allora, erano davvero limitati.
La scintilla
Nei primi giorni di giugno del 1975, appunto, il “ragazzo di poco più di vent’anni” sfogliava l’ultimo numero di Stereoplay, una rivista in cui si parlava di novità nell’ambito dell’Hi-Fi ma anche di altro: dischi, gruppi, eventi e novità varie, sempre tassativamente riguardanti la musica.
A pagina 60 il colpo di fulmine. Il titolo dell’articolo diceva: “Radio Milano trasmette (trasmettete anche voi)”.
Il tempo di divorare l’articolo e la decisione era presa.
“Una radio…. Dobbiamo fare una radio”.
Non era così semplice, Allora vigeva l’assoluto monopolio della RAI, anche se qualche coraggioso si era spinto oltre le regole dettate dalla legge e le aveva sfidate.
Il ragazzo aveva sentito dire che anche a Roma c’erano dei “pionieri”.
Si attacca alla radio e, nella quasi desolatamente vuota banda FM, trova quattro stazioni radio, oltre a quelle della RAI: Radio Roma, Radio Roma 103, Teleromacavo e Radio Antenna Musica (RAM). Soprattutto quest’ultima diventerà tra poco il modello da imitare.
Ma non c’era molto da imitare, allora. Le “radio libere” andavano inventate. E questo rendeva la cosa ancora più entusiasmante.
La fondazione
Tempo un mese e le basi sono già solide. Siamo già in venti o poco più. Alcuni colpi di fortuna ci hanno fatto entrare in contatto (cosa non certo facile, allora) con chi vende le attrezzature per “l’alta frequenza” (trasmettitore e antenna). La “bassa frequenza” (mixer, piatti, microfoni, registratore) era di più facile reperibilità.
E la casa del “ragazzo di poco più di vent’anni” si trasforma in un punto d’incontro quotidiano, dove prendere decisioni e pianificare.
E il 15 ottobre dello stesso anno, attraverso un’antenna attaccata al manico di una scopa, fissata alla ringhiera del terrazzino, sono iniziate le trasmissioni di Canale 55, per gli amici K55.
E’ iniziata un’avventura straordinaria per i venti o poco più ragazzi, che hanno vissuto con K55 un’esperienza incredibile, totalizzante, ricchissima di novità e, perché no, fortemente educativa.
I ragazzini della piazzetta, in pochi mesi, hanno dovuto imparare a gestire qualcosa di assolutamente nuovo in cui esprimere creatività, capacità organizzativa e di relazione, qualcosa in cui l’iniziativa personale e quelle di gruppo dovevano convivere in un delicato equilibrio.
Finalmente in onda
“La radio” si è rapidamente sviluppata perché la gente, soprattutto i giovani, non chiedeva altro. La voglia di novità era fortissima e le Radio Libere si sono trovate davanti una prateria sconfinata.
Le case discografiche hanno percepito l’importanza del fenomeno e le hanno aiutate a crescere.
Gli studi di K55 hanno visto negli anni ospiti quasi quotidiani, tra i cantanti ma non solo. Tra i cantanti forse solo Mina, Battisti, Baglioni e pochi altri non sono stati ospiti di K55.
Insomma, K55 è diventata una delle radio di Roma più ascoltate e, forse, più amate.
Ma il sogno si è infranto nei primi giorni del 1980.
K55 è entrata in un lungo letargo durato quarant’anni.
Ora rinasce dalle sue ceneri, piena di velleità, nutrendosi dell’amore incondizionato che alcuni dei fondatori provano per la radio e per tutto ciò che, in quei cinque anni, K55 ha significato per loro.
Il logo Storico
Il tempo scorre, fluisce, non e' mai uguale a se stesso. Ma il tempo e' anche fermo, dentro di noi. Certi ricordi restano immobili, intatti, vitali. Suscitano e resuscitano emozioni, che chiedono di essere rivissute. RADIO K55 nasce da un’ esperienza passata che pretende di rivivere. Come l’'Araba Fenice risorge dalle proprie ceneri, per iniziativa di alcuni dei suoi padri di allora. Di molti anni fa...