Radio K55
Data di pubblicazione: 08/09/2024 alle 11:46
Quanto ancora regge Atlante ?
Per gli abitanti del pianeta Terra emisfero Nord, almeno in Europa, la pioggia è finalmente arrivata ad annunciare la fine di una torrida estate. Per cercare un sorriso anche nella calura, si può ricordare che è certamente l’estate più fresca degli anni a venire. Queste sono le previsioni che derivano direttamente dagli insuccessi che le popolazioni umane, nella loro globalità, incontrano nel cercare di limitare la dipendenza dal consumo di energia ricavata da fonti fossili e il conseguente problema del riscaldamento dell’atmosfera terrestre.
Sarà stata anche la più fresca degli anni a venire, ma è stata comunque percepita come la più torrida degli anni già venuti, quindi c’è poco da ridere, visto che i condizionatori “a palla” danno sollievo, ma non fanno che accelerare il deterioramento atmosferico.
Di ciò sono già ben consapevoli soprattutto gli agricoltori di regioni come Sicilia e Sardegna. Il calore prolungato fa evaporare l’acqua dai terreni, dalle piante e dai bacini idrici ed è alla base dell’aumento del rischio di siccità estrema. Le scarse piogge agostane non migliorano la situazione perché le temperature alte fanno sì che l’acqua evapori subito. La Sicilia ha quindi dichiarato lo stato di emergenza già a Marzo per il peggior deficit pluviometrico dal 1921. La Sardegna ha fatto lo stesso a Luglio. In Barbagia e nell’Ogliastra gli allevamenti hanno sofferto tantissimo.
Le piaghe di Palermo
Come già sottolineato in più occasioni nei precedenti articoli, gli umani sono dotati di un’inconsapevole dote di preveggenza che li porta ad anticipare cose che devono ancora succedere in forma letteraria o cinematografica. Vi ricordate il film “Johnny Stecchino” del 1991 ? quando ancora il cambiamento climatico non se lo filava nessuno ? Vi ricordate delle tre piaghe di Palermo che lo zio di Maria racconta all’inconsapevole Dante (cioè Roberto Benigni) mentre lo accompagna in macchina dalla nipote.
Ascoltate in questo audio cosa diceva della seconda piaga, dopo aver parlato dell’Etna e prima di parlare del Traffico:
Questo pezzo è diventato una scena famosa per prendere in giro le culture omertose come quella mafiosa ma, di fatto, anticipa perfettamente la realtà di oggi.
Siccità mind_master
Secondo gli studi più recenti del World Weather Attribution il cambiamento climatico ha aumentato la probabilità di siccità estrema in Sardegna e Sicilia del 50 per cento. Conseguenze: mesi di razionamento acqua, perdite raccolto del grano, abbattimento di molti animali, incendi, ulivi che lasciano cadere le olive in anticipo già a fine estate, il turismo che si concentra nelle città affacciate sul mare.
Quindi “piove… governo ladro” non si può più dire, anzi. Anche se la pioggia porta altri disastri incontrando terreni aridi che la “rimbalzano” invece di assorbirla. L’acqua che ruscella rovinosamente, poi, violenta i campi e le città facendo danni, ma gradualmente pone fine al processo di desertificazione delle aree rurali.
E con la pioggia possiamo riprendere anche gli articoli della rubrica Cronache Terrestri. La stagione estiva ha portato all’evidenza della cronaca tante altre stranezze degli umani, senza risparmio. Abbiamo tanto materiale e piano piano avremo modo di tornarci su.
Il mondo si fa estraneo
Molta impressione ha suscitato l’accoltellamento di un’intera famiglia ad opera di un figlio minorenne nel milanese, a Paderno Dugnano, senza apparente motivo. Ascoltiamo la dottoressa Sabrina Ditaranto, procuratrice dei Minori di Milano, dopo l’interrogatorio con il ragazzo:
“Lui ha parlato di un suo malessere. Ha parlato di un senso di estraneità. Ma non rispetto alla famiglia, rispetto al mondo”.
Occorre quindi riflettere ancora sul mistero di un mondo guasto, o che si sta guastando, nel vissuto comune di tanti membri delle nuove e vecchie generazioni. Ma in questi giorni tutti i quotidiani trattano l’argomento con diverse interviste a noti psicologi e quindi parlarne qui è ancora prematuro. In seguito potremo fare alcune considerazioni aggiuntive sull’argomento a quelle già tentate nei precedenti articoli.
Volgendo lo sguardo in avanti, verso l’autunno che arriva a rinfrescare i nostri pensieri, viene incontro un evento importante per tutto il pianeta, proprio considerando anche le implicazioni di salute ambientale. Il 5 Novembre prossimo si svolgerà l’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti di America. L’avvicinamento a queste elezioni è pieno di colpi di scena. Alcuni sono così spettacolari che l’idea di un mondo guasto richiede di essere ben riflettuta.
Casa Bianca o suprematismo Bianco?
L’inizio della campagna elettorale ha visto la candidatura di due rappresentanti molto controversi per motivi differenti, ovvero Trump e Biden. Con l’evidenza progressiva che Biden non avrebbe potuto sostenere un altro ciclo presidenziale i Democratici si sono decisi per la sua sostituzione in corsa. Così il 21 Luglio scorso Biden ha ritirato la sua candidatura a favore di Kamala Harris. Sarebbe il primo presidente donna eletto dal popolo americano se vincesse. Tra l’altro figlia di immigrati, avendo madre indiana e padre giamaicano. Un passo verso il nuovo, dunque, ma si è pensato a lei solo quando è risultato del tutto impossibile proseguire con Biden.
Rimangono tante altre stranezze che meritano di essere riflettute.
Una per tutte: il solito Elon Musk appoggia entusiasticamente Donald Trump, mettendo a disposizione della sua campagna elettorale, la potenza di fuoco del suo social X. I 200 milioni di follower di Musk vengono così istruiti sulle tesi classiche della destra radicale. Quella del suprematismo bianco, per intenderci, che narra del complotto per trasformare i bianchi in una minoranza sottomessa. Si possono facilmente immaginare le idee propagate in merito ad immigrazione e sessualità. Sulla Harris ha sostenuto l’accusa di essere ideologicamente marxista. Termine desueto ormai, ma che in america svolge ancora un qualche effetto terrorizzante. Addirittura ha sfidato via social il nuovo premier laburista Keir Starmer, primo ministro britannico da luglio scorso, precognizzando una guerra civile inevitabile in Gran Bretagna.
Come ci spiega Massimo Gaggi nell’articolo del Corriere della Sera del primo settembre scorso, Musk non è l’unico:
“…molti analisti avvertono da tempo che i tycoon delle tecnologie digitali sono diventati più potenti degli Stati, anche perché la loro influenza va oltre i confini nazionali e ci investe in vari modi: diffondono opinioni controverse o pure falsità coi loro megafoni e la capacità di manipolare gli algoritmi, ma c’è anche chi veicola messaggi, spesso criptati, di terroristi e criminali che incidono sulla nostra sicurezza”.
Progressisti o conservatori?
In aggiunta ai Tycoon menzionati da Gaggi, proprietari di social, ci sono anche personaggi in vista, in qualche modo influencer, che fanno delle posizioni estreme il loro cavallo di battaglia. Non importa se siano giuste o sbagliate, basta che siano estreme. Per un clic o un like non occorre porsi il problema della verità, serve un immagine capace di “bucare” in qualsiasi modo la TV, lo smartphone, il portatile.
Per tornare alle elezioni americane una di queste influencer è la commentatrice politica e attivista repubblicana afroamericana, Candace Owens, 35 anni. Uno strano personaggio.
Nonostante a 17 anni Candace fosse seriamente stata minacciata di morte da alcuni compagni di classe bianchi e nonostante avesse cominciato il suo percorso politico avversando i repubblicani conservatori, nel 2017 Owens si è svegliata un giorno dicendo: “Sono diventata un conservatore dall’oggi al domani… mi sono resa conto che i liberali erano in realtà i razzisti. I liberali erano in realtà i troll…”.
Diventata ultra conservatrice, ha poi iniziato a pubblicare video a tema politico su YouTube a favore di Trump, dichiarando “La sinistra odia l’America e Trump l’adora”. Ha ferocemente criticato il movimento “Black Lives Matter” nato a seguito dell’omicidio di George Floyd nel 2020, indossando anche una maglietta con la scritta “White Lives Matter”. Sul suo Podcast ha bollato come “bizzarra propaganda” gli esperimenti sui bambini deportati nei lager, da parte di Mengele, medico e criminale nella Seconda guerra mondiale. Tutto ciò le ha procurato molti nemici ma anche molti amici, notorietà e successo professionale, essendo anche conduttrice televisiva.
La marcia per salvare l’America da se stessa
Se Musk ha parlato di futura guerra civile in Gran Bretagna, il 6 gennaio 2021, giorno di insediamento di Joe Biden, la guerra civile l’ha rischiata l’America, quando la “Save American March” organizzata a favore del presidente uscente Trump stava per diventare un colpo di stato con l’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti, sede del Congresso. Insomma, tra Novembre e Gennaio prossimi ne vedremo delle belle anche questa volta.
Da tutto ciò si può riflettere come grande confusione regni sotto il cielo stellato del globo terraqueo. I temi ambientali sono sempre più urgenti ma rischiano di rimanere schiacciati da tanti fattori, tra cui anche le logiche competitive della campagna elettorale americana. La lobby dei produttori di combustibili fossili sostiene economicamente e politicamente Trump il quale ringrazia con promesse di taglio delle tasse per questa categoria economica. Già nel primo mandato Trump aveva condotto gli USA fuori dall’Accordo di Parigi negando il sostegno dell’America alle politiche internazionali per l’adozione di misure drastiche per fermare la crisi climatica in atto.
Gli americani voteranno il 5 novembre. Una settimana dopo inizierà a Baku, Azerbaigian, la 29esima Conferenza Onu sul clima: la delegazione Usa sarà ancora quella dell’Amministrazione Biden (visto che per l’insediamento del nuovo presidente si dovrà attendere gennaio) ma l’eventuale vittoria di Trump la renderebbe impotente e ininfluente.
Apocalissi individuali e apocalissi culturali
Insomma, questa estate sono successe tante cose importanti e altre ne succederanno a breve. Il mondo come estraneo non è solo riconducibile alla crisi climatica, né si può far coincidere totalmente con la percezione isolata di un ragazzo intrappolato nel suo malessere.
Il sovrapporsi di una molteplicità di immagini apocalittiche fa sì che il mondo rischi di non essere più percepito come casa degli umani, dagli umani stessi. Una condizione di non-domesticità sinistra come la definisce l’antropologo Ernesto De Martino nel suo saggio intitolato “la Fine del mondo” dove si esprime con queste parole:
La fine di un mondo non ha nulla di patologico. E’ anzi un’esperienza salutare connessa alla storicità della condizione umana…
Ogni volta è crisi ma la crisi è superata purché resti un piccolo margine di ripresa.. La fine di un mondo è dunque nell’ordine della storia culturale umana.
E’ la fine <<DEL MONDO>> in quanto esperienza attuale del finire di qualsiasi mondo possibile, che costituisce il rischio radicale…
Il mondo si avvia verso il finire quando si avvia verso la fine della presenza chiamata ad iniziarlo e a mantenerlo sempre di nuovo: il firmamento crolla perché Atlante più non lo regge
Ovvero una “crisi della presenza”. Il rischio di questo tipo di crisi è centrale nel pensiero dell’antropologo napoletano che collega lo spaesamento che la accompagna con la perdita del senso del proprio agire nella comunità di appartenenza. Un senso possibile solo nell’apertura alla intersoggettività, al valore comune e al riconoscimento pubblico di questo valore. Ovvero, a un progetto di mondo capace di conservare il significato storico, evolutivo, del cammino umano. Nelle apocalissi individuali c’è ovviamente il risvolto psicopatologico, ma il messaggio più importante di De Martino, in qualità di Antropologo, è aver richiamato l’attenzione sulla connessione tra apocalissi individuali e apocalissi culturali. Tra psicopatologia e perdita di senso del mondo creato dagli umani.
Ma anche Apocalissi ambientali
Inoltre, se anche al tempo della prima edizione del libro di De Martino, il 1977, non si parlava di crisi climatica, però l’idea dell’apocalissi ambientale era implicita per la comparsa dei fenomeni smisurati, strabordanti, conseguenti al progresso tecnologico. Ecco cosa scrive:
Hiroshima, duecentomila morti in un istante, per opera di un solo uomo, Eatherly. Sei milioni di ebrei assassinati secondo un piano amministrativo, di cui Eichmann era il ragioniere. Gunther Anders dice che eventi simili sono inimmaginabili e non consentono perciò il pentimento, la riparazione morale.
Gunther Anders tenne un carteggio con Claude Eatherly, il 27enne che sganciò la prima bomba atomica su una città di civili. Riferisce che Eatherly ne uscì con la mente sconvolta. In perfetta antitesi con quanto fece Adolf Eichmann sempre coerente con la fedeltà al compito che si era dato fino alla sua condanna a morte. Dietro queste diverse ma uguali apocalissi individuali si intravede che le apocalissi culturali possono fare da premessa all’apocalisse ambientale. Il primo uso della potenza nucleare sugli umani, il 6 Agosto 1945, ha introdotto l’umanità nel rischio dell’apocalissi ambientale da guerra nucleare.
Ma cos’è un’apocalissi culturale ?
Come abbiamo riflettuto nell’articolo La leggenda del Grande Inquisitore, la morte del divino ha lasciato il mondo occidentale in balia del rischio di ritrarsi dal sacro e dal magico così importanti nella storia del mondo. Sacro e magico, che si facevano portatori in qualche misura del senso di valore collettivo, sono stati scalzati dal “tutto è permesso” (purché sia a vantaggio dell’individuo), come nelle parole di Ivan Karamazov che abbiamo ricordato nell’articolo suddetto. Infatti, nell’introduzione di Marcello Massenzio al libro di De Martino si legge:
Al termine di un lungo percorso la civiltà occidentale ha fatto del principio di autonomia della persona l’elemento distintivo della propria identità culturale
Se il valore sommo si riduce all’autonomia l’uomo si condanna all’individualismo.
Non è obbligatorio che l’agonia del sacro comporti la chiusura verso l’intersoggettività dei valori, ma in qualche modo e in qualche misura, questo è successo e sta succedendo a giudicare dallo spaesamento del pensiero degli umani. Se per ogni valore comune si può affermare con forza il suo contrario e ciò che vince è la pressione mediatica, ovvero il messaggio più estremo e più rivendicativo del mito dell’autonomia, allora gli umani sono nel bel mezzo di un’apocalissi culturale. Sono spaesati, non sanno più orientarsi verso valori universalmente condivisibili.
Si può imparare a fare a meno del sacro ?
Per De Martino occorre ritrovare l’apertura all’intersoggettività dei valori anche facendo a meno del sacro. Nel primo capitolo scrive:
Oggi la via che conduce dall’uomo all’uomo sta diventando breve, mentre sempre più appare lunga e impercorribile quella che passa attraverso il divino: i nostri padri l’hanno percorsa in passato fruttuosamente, e solo così, attraverso questo modo sapevano incontrarsi.”
Ma ora il divino, inteso come in passato, come un valore indiscutibile e insindacabile, secondo De Martino non è più capace di illuminare la strada degli uomini. Ancora scrive:
Ciò che importa è l’intersoggettività dei valori, il mantenere l’apertura a questa intersoggettività, la volontà sempre rinnovantesi di comunicare agli altri il nostro mondo privato e di accogliere sempre di nuovo nel nostro intimo le voci comunicanti degli altri uomini, i messaggi che essi ci inviano…
Per <<fare il bene>> (cioè per volere non il privato che si chiude ma il privato che si apre al pubblico) non è necessario farlo per Cristo e per Dio, si può semplicemente farlo per gli uomini della propria epoca…
Cosa dunque salverà il mondo ?
“È vero principe che una volta avete detto che la “bellezza salverà il mondo”?
A questa domanda che gli viene rivolta con tono ironico il principe Myskin non risponderà mai. Dostoevskij, nel suo romanzo “l’Idiota” lascia questa domanda in sospeso. In precedenza, il protagonista, il principe Myskin, aveva solo detto che la bellezza è un enigma da risolvere. Allora la si può intendere così: per essere salvato, il mondo deve svelare ciò che è nascosto, il mistero che lo accompagna. E forse, per farlo, deve prima attraversare l’apocalisse, cercando di non soccombere.
Quindi, abitando un tempo apocalittico, che oggi gli umani si accontentino della pioggia. Se non salva il mondo, almeno lava via un pò di dolore. Salutiamone il ritorno ascoltando un pezzo tratto dall’imitazione umoristica che Gigi Proietti faceva, in un vecchio varietà con Renzo Arbore, del suo professore di liceo pugliese mentre legge “La pioggia nel Pineto”:
Quanto ancora regge Atlante ? mind_master
Buon Universo a Tutti!
Written by: mind_master
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