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    Radio K55

Psicologia

Sotto il video niente

today18/06/2023 - 22:44 142 3

Background
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Data di pubblicazione: 18/06/2023 alle 22:44

Nell’articolo della settimana scorsa, abbiamo dovuto ripercorrere fatti tragici, vedi alla voce femminicidi, ed  è apparsa spontaneamente una parola nuova tra quelle usate in Cronache Terrestri: il nichilismo. Ma  introdurre l’idea del “nulla” in un tempo caratterizzato da un “troppo”, spesso un troppo di tutto, è un bel paradosso. Eppure sembra proprio che ci sia un troppo che richiama un nulla. 

Infatti, a proposito dell’ulteriore fatto tragico rappresentato dall’incidente avvenuto a Roma la scorsa settimana, tra una supercar, una Lamborghini Ursus, sembra con a bordo 4 ventenni, e una Smart in cui una giovane famiglia è stata devastata, con morti e feriti, l’attore Alessandro Gassman ha dichiarato in un messaggio su Twitter: “Basta! si tratta di ignoranti che parlano ad altri ignoranti del nulla, diventano ricchi ed istigano altri a fare anche di peggio”.

Gassman si riferisce al fatto che la ragione della guida veloce (si dice a 110 all’ora), in città, della supercar causa dell’incidente, era dovuto alla necessità di questi ragazzi di postare video estremi di nuove “challenge” per continuare ad alimentare il loro canale YouTube, “Theborderline”, da cui traggono popolarità (153 milioni di visualizzazioni prima dell’incidente) e anche molti soldi per essere dei ventenni (quasi 200.000 euro fatturati nel 2022). Challenge tipo queste dell’immagine qui riportata. 

Da notare il numero di visualizzazioni sotto ciascuna di esse a fronte di contenuti del tutto nichilisti.

Il Nulla dietro il Troppo

Quindi il nulla occultato da un troppo, ma sentiamo un commento di Massimo Recalcati, noto psicoanalista, intervistato da Veltroni sul Corriere della Sera il 17 giugno. Analizzando il problema posto dai comportamenti di questo tipo di ragazzi Recalcati dice:

“Una volta morto, evaporato, il padre, la sola legge che conta diviene l’assenza della legge. È la pulsione, il godimento, o è la cultura della legge ad personam, se vuoi. Noi abbiamo vissuto questa degradazione della figura paterna che, per certi versi, il neo liberismo e il berlusconismo hanno incarnato politicamente. …. Il tentativo violento e disperato di restaurazione del padre del patriarcato. È avvenuto nel modo delirante del terrorismo integralista, per recuperare un dio che detta legge e contrasta il nichilismo dell’occidente”.

Il nichilismo dell’Occidente è un tema importante e vasto, cui Recalcati accenna a partire dalla considerazione di Jacques Lacan che nel ‘68 affermava “il tempo che stiamo vivendo è il tempo dell’evaporazione del padre”. Il padre evaporato non consiste solo nella persona di un padre assente piuttosto che di uno presente, ma nella perdita di percezione del principio paterno come valore. Un principio che, per essere riconoscibile, deve essere incarnato in modo diffuso nelle tradizioni di una cultura e quindi deve essere svolto da differenti persone e istituzioni nel rapporto con la formazione delle nuove generazioni. Un padre, una madre, la scuola, ma anche tutti i protagonisti adulti in rapporto con le nuove generazioni, sono infatti a titolo diverso, investiti dal compito di indicare il principio della “Legge” come principio di convivenza positivo. Ovvero, di porgere tutte le sue limitanti e sanzionanti implicazioni, non come uno sterile esercizio di potere, ma come un valore positivo che alla lunga, se tutti vi si riconoscono, aumenta la libertà di ogni membro di una comunità umana. Non un compito facile ovviamente, impossibile da svolgersi da soli. 

Il progresso che si incarta

Un’Umanità sempre più onnipotente, che negli ultimi tre secoli è stata capace di espandere in modo così veloce le sue conoscenze, e le applicazioni di queste conoscenze, vedi Tecnologia, diventa gradualmente intollerante del senso del limite inscritto nel principio paterno. E anche del senso del divino. Ovvero del modo in cui una collettività si riconosce come tale anche nel mettersi in rapporto con qualcosa di superiore, di trascendente. Argomento complesso su cui dovremo tornare in futuro.

Questa Umanità sempre più tecnologica e potente, è costretta ad inventare complessi codici di regolazione delle nuove opportunità, introducendo così sempre più leggi, limiti, sanzioni, procedure. Senza tornare troppo indietro, i lettori che appartengono alla generazione dei Boomer sanno cosa è la nostalgia per una vita meno tecnologica ma più semplice e quindi meno ingessata da codici di tutti i tipi.

Il padre persecutore 

Facile così, percepire il principio paterno, e chiunque prova ad incarnarlo, come un’entità vessatoria e addirittura persecutoria, proprio nel momento in cui addita il rapporto dell’uomo con la Legge, con la norma, con la regola. Anche questo comporta l’evaporazione del padre.

Interessante il fatto che Recalcati, in questa dichiarazione, colleghi tale evaporazione ad una nostalgia collettiva di una funzione guida regolatrice, che non potendo più identificarsi in un principio paterno condiviso, si riversa su immagini arcaiche, intrise di paternalismo ma in realtà colluse con l’esercizio del potere fine a se stesso: “la restaurazione del padre del patriarcato”. Addirittura Recalcati cita come esempio Silvio Berlusconi, proprio in un momento in cui la nazione Italia, di fronte alla sua recente morte, è profondamente divisa tra chi disprezza le sue gesta e chi le venera. Recalcati riconosce qui, un modello di regressione civile alla nostalgia del padre padrone, come tentativo di riempire il vuoto di principio paterno.

Dietro il vuoto 

Un altro importante psicoanalista, Massimo Ammaniti, intervistato da Maria Novella De Luca su Repubblica, il 18 giugno sostiene:

“Dopo lo schianto quei ragazzi continuavano a filmare la Smart dove era appena morto un bambino di cinque anni. Ma contemporaneamente migliaia di altri ragazzi mettevano like a quell’orrore. Mentre con assoluto cinismo gli youtuber dicevano che si sarebbe aggiustata ogni cosa con i risarcimenti pagati dai loro genitori. È caduto ogni senso etico, si insegue soltanto il proprio desiderio solipsistico di fare cose eccitanti e paradossali”.

Ammaniti, con le sue parole, ci mette sulla strada per capire di cosa è composto questo “troppo” dietro cui si nasconde il “nulla”: fare cose eccitanti e paradossali.

L’eccitazione come antidoto all’angoscia del vuoto o del nulla, è un vecchio adagio della teoria e della pratica psicoterapeutica che però ha come oggetto di interesse l’individuo che si rivolge alla psicoterapia. Ma Ammaniti parla di migliaia di ragazzi che in un attimo mettono like, quindi dobbiamo formulare una domanda circa le forze collettive che sono in gioco sulle nuove generazioni: Come mai l’assenza di una guida valoriale, o di un principio paterno, si trasforma in una ricerca così generalizzata di esperienze  emotivamente eccitanti ma costruite su fatti del tutto irrilevanti ?

Il capitalismo dell’emozione

Sembra arrivato il momento di dare ragione all’interpretazione che il filosofo sudcoreano Byung-Chul Han presenta nel suo libro “Psicopolitica” del 2016. Han viene considerato un catastrofico “luddista” (per delucidazioni sul termine vedere il precedente articolo se telefonando) ma i suoi piccoli libri provocatori suscitano molto interesse e molti vivaci dibattiti, da buon “filosofo pop” quale è. In questo testo, tra le altre cose,  si afferma che il capitalismo delle merci è stato scalzato da un più moderno capitalismo delle emozioni. Leggiamo alcuni passi:

“Oggi, in fondo, non consumiamo più cose, ma emozioni: Le cose non possono essere consumate all’infinito, le emozioni sì. Le emozioni si sviluppano al di là del valore d’uso: aprono, in questo modo, un nuovo, infinito campo di consumo”.

Pensiamo all’esplosione  delle serie TV, oppure alle trasmissioni come “Il Grande Fratello” o “L’Isola dei Famosi”, dove la dimensione privata viene messa in scena in condizioni costrittive per provocare situazioni emozionanti. Oppure ancora, alla sterminata produzione e visualizzazione dei video sui social che catturano l’attenzione al punto che alcuni giovani riferiscono di passare quotidianamente ore su YouTube o TIKTOK, come antidoto alla noia. Una noia che però deriva dal non aver trovato altri modi per coltivare interessi e desideri. Tutto questo è sostenuto, dice Han, da un sistema complesso che predispone un’offerta di servizi tali da tenere alti i consumi della merce “emozione” suscitando una vera e propria dipendenza: 

“le emozioni vengono impiegate come materia prima per l’ottimizzazione della comunicazione” 

E fa gli esempi di Chrysler e Hewlett-Packard. Poi continua: 

”il manager dei nostri giorni nostri lascia alle spalle il principio dell’agire razionale e assomiglia sempre più a un trainer motivazionale. La motivazione è connessa all’emozione.”

E ancora: La psicopolitica neoliberista s’impossessa dell’emozione, così da influenzare le azioni proprio sul piano pre-riflessivo”.

Sviluppare un comportamento di ricerca compulsiva di emozioni non è così difficile perché l’emozione – che può essere un fenomeno personale molto intenso ma diversamente dai sentimenti finisce presto – quando finisce riporta sempre inesorabilmente al vuoto da cui si vuole scappare e che genera l’angoscia. 

Ecco una conferma al capitalismo dell’emozione

Per tornare alla nostra tragica notizia di cronaca andiamo a vedere cosa scrive Marco Carta su Repubblica il 18 giugno, in merito a una settantina di video spariti dal canale YouTube “TheBorderline” proprio il giorno dopo l’incidente. L’ipotesi più probabile, dice Carta, è che siano stati cancellati, o resi privati, per tutelare anche gli sponsor che avevano investito nel gruppo, tra cui Sony, che agli youtuber aveva messo a disposizione camere mirrorless per girare le loro sfide estreme: “Conoscete TheBorderline? Questi ragazzi creano contenuti da pazzi – aveva scritto la nota società in un tweet dello scorso giugno ora rimosso – Che ne pensate dei loro video? A noi divertono moltissimo, ecco perché non abbiamo esitato a dar loro qualche prodotto Alpha per offrirgli il meglio della qualità foto/video. Grazie ragazzi!”.

Da notare che questi ragazzi che la Sony ringrazia, hanno a continuato a guadagnare migliaia di euro in pubblicità anche il giorno dopo l’incidente e anche dopo aver tolto tutti quei video.

Come già nell’analisi di altre notizie di cronaca, ci imbattiamo in un problema sistemico. Ovvero, un sistema culturale, produttivo e di consumi che funziona in modo coerente incidendo sui comportamenti di intere collettività. I fenomeni più problematici ed eclatanti sono riconducibili ad alcuni individui, forse i più esposti, i più deboli anche, ma riguardano intere collettività. 

Ci sono forze collettive che vanno conosciute e riconosciute nel loro appartenere ad ogni componente della società civile, anche se si presentano sotto diversi abiti. Tutti, in qualche modo, sono partecipi, quando non artefici.

Come diceva il cantautore Gian Piero Alloisio, opportunamente citato dal più famoso Giorgio Gaber: “io non temo il Berlusconi in sé, ma il Berlusconi in me”

Buon Universo a Tutti.

Written by: mind_master

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